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I 5 SENSI (forse 6) DEL CANE

Quando si vive a stretto contatto con qualcuno, ci viene naturale cercare di capirlo meglio. Questo vale anche per il cane: vive da migliaia di anni con noi, e tutti quanti vorremmo sapere cosa prova e cosa pensa di noi.

Gli studiosi si cimentano da decenni nello studio delle capacità percettive e sensoriali del cane; la materia non è affatto semplice, perché manca un metodo oggettivo: l'unico modo che abbiamo per studiare i sensi del cane è paragonarli con i nostri, e questo già di per sé rappresenta un handicap.

E' possibile paragonare i sensi che i cani hanno in comune con noi: vista, olfatto, udito, tatto, gusto; in realtà moltissimi esperimenti comportamentali suggeriscono che gli animali abbiano anche ulteriori sensi, dei quali noi non disponiamo. Ad esempio gli uccelli (e specialmente quelli migratori) e le api percepiscono il campo magnetico terrestre e lo utilizzano per orientarsi.

I serpenti “vedono” il calore delle proprie prede, e possono catturarle anche al buio; i pipistrelli e i delfini localizzano gli ostacoli e le prede usando una sorta di sonar, mentre gli squali non solo localizzano, ma addirittura riconoscono il tipo di preda percependone il campo elettrico.

Esistono quindi capacità percettive diverse dalle nostre, ed è ragionevole contemplare la possibilità che anche il cane possa disporne.

La letteratura scientifica è disseminata di episodi che lasciano a bocca aperta: un cane da caccia russo che cominciò ad ululare e a rifiutare cibo per tre giorni, e soltanto una settimana dopo si seppe che il suo proprietario, proprio il giorno in cui il cane aveva cominciato a comportarsi in quel modo anomalo, era morto a migliaia di chilometri di distanza; una cockerina che, durante le ferie della padrona, si sedeva davanti al telefono e abbaiava prima che la padrone chiamasse la famiglia; esistono cani che “sentono” in anticipo le variazioni di glicemia nei padroni diabetici; molti sono convinti che i cani possano sentire in anticipo l'arrivo delle scosse di terremoto (anche questo sarebbe da ricercarsi nella capacità di percepire i campi magnetici). E poi infiniti casi di “ritorni a casa”, di cani abbandonati o perduti a centinaia di chilometri di distanza che riescono a ritrovare da soli la strada per casa. Di casi come questi ce ne sono moltissimi, e anche se a volte sono riconducibili a spiegazioni anche banali (a volte il cane è semplicemente più attento di noi nel cogliere certi particolari), altre volte i casi sono supportati da documentazioni attendibili ed esperimenti controllati. Non possiamo accontentarci di bollare certi comportamenti inspiegabili limitandoci a sollevare le spalle e dire "è l'istinto!".

La verità è che noi ancora non sappiamo di quanti e quali sensi disponga effettivamente il cane; possiamo soltanto non escludere a priori che possano esistere. Questo non deve “puzzare” di magia, ma soltanto ricordarci che non possiamo ancora capire tutto quello che ci circonda (e forse non lo capiremo mai); d'altronde è risaputo che noi stessi utilizziamo soltanto una piccola percentuale delle potenzialità del nostro cervello, e forse in quella percentuale non utilizzata si nascondono capacità che ci sono del tutto ignote o che abbiamo perduto nei millenni di evoluzione.

Ma torniamo ai sensi che uomo e cani hanno in comune.

OLFATTO

E' il senso sul quale il cane fa più affidamento. Tutti sappiamo che l'olfatto del cane è infinitamente più potente di quello umano, e in alcuni casi perfino migliore di quello delle più sofisticate apparecchiature scientifiche. Ecco un po' di dati:

UOMO CANE
RECETTORI OLFATTIVI 5-10 milioni 220 milioni
MUCOSA OLFATTIVA 4-8cm quadrati >150cm quadrati
CELLULE CEREBRALI
OLFATTIVE
il cane ha nel cervello un numero di cellule nervose olfattive 40 volte superiore all'uomo
MEMORIA OLFATTIVA Ricordiamo la sensazione di un odore, associandovi immagini visive e ricordi personali Ricorda talmente bene un odore che è in grado di discriminarlo in mezzo ad odori simili anche dopo 3 anni

Il cane in buone condizioni ambientali identifica odori vecchi di sei settimane, specialmente all'inizio della sera, quando la temperatura del terreno è un po' più alta della temperatura dell’aria e gli odori “salgono” più agevolmente dal terreno. Ecco uno dei motivi per i quali i carnivori preferiscono cacciare di sera.

La capacità olfattiva di un cane dipende anche dalla razza: ad esempio i cani col muso schiacciato (carlini, pechinesi, bulldog...) sono olfattivamente meno dotati di cani col muso più lungo. Ecco per quale motivo alcune razze sono più dotate di altre nel ricercare droga, persone sotto la neve o sotto le macerie, esplosivi...

La razza influenza anche il “modo” nel quale il cane annusa. Esistono cani a teleolfatto e megaolfatto. I primi (ad es. cani da caccia) annusano grandi quantità d'aria, con inspirazioni profonde; i loro seni frontali sono più ampi rispetto a quelli di altre specie, e riescono a percepire l'odore di un volatile nell'aria; si addentrano in un immaginario “cono” di quell'odore, seguendone l'intensità sempre maggiore, fino a risalire alla sua origine, dove si trova l'uccello da preda.

I cani a megaolfatto invece hanno seni frontali più piccoli, e invece di inspirare grandi masse d'aria, effettuano brevi e ritmiche inspirazioni sul terreno (le cosiddette “sniffate”), con le quali fanno “ristagnare” l'aria all'interno delle fosse nasali, alla ricerca di piccole particelle di odore. L'asse craniofacciale divergente inoltre gli consente di annusare a terra e contemporaneamente scrutare in avanti. E' il caso dei labrador, dei segugi usati per la caccia di selvaggina da terra o dei cosiddetti “cani molecolari”, i bloodhound: cani che, grazie anche ad uno specifico addestramento, sono in grado di annusare un oggetto di una persona, di memorizzare quella molecola e di cercarla nell'ambiente, anche se la persona è passata diversi giorni prima.

Per questo si suole dire che i cani a teleolfatto intercettano nell'aria le particelle olfattive come se usassero un telescopio, i cani a megaolfatto scrutano a terra le particelle olfattive come se usassero un microscopio.

Quando l'uomo giunge in nuovo ambiente “si guarda intorno”, per il cane invece è più corretto dire che “si annusa intorno”. Quando il nostro cane si avvicina ad un palo della luce o ad un muretto dove altri cani hanno urinato, annusa a lungo; è come se noi leggessimo con attenzione una bacheca di annunci.

Allo stesso modo, quando il cane annusa un suo simile, lo fa per comprenderne il sesso, l'età, lo stato di salute, lo stato emotivo; proprio come noi facciamo ricorrendo alla vista. Spesso accade che quando il nostro cane si trattiene ad annusare qualcosa, noi, spazientiti, tiriamo il guinzaglio; è una piccola violenza, come se qualcuno ci distogliesse da una lettura interessante o ci mettesse le mani davanti agli occhi mentre guardiamo un film avvincente.

Alcuni recentissimi studi sostengono che i cani siano in grado di fiutare la presenza di tumori al colo-rettali nelle persone.

UDITO

L'udito del cane è molto più sensibile del nostro; questo aspetto è conosciuto sin dall'antichità ed è uno dei motivi per i quali il cane è storicamente usato come animale da guardia. I cani riescono a percepire un suono a una distanza quattro volte superiore rispetto a noi. Ma non è solo una questione di intensità del suono, ma anche del tipo (frequenza): noi percepiamo una gamma di suoni che va da 16 hertz a 20 mila hertz, mentre il cane da 40 hertz a 46 mila hertz (ultrasuoni); ecco perché a volte vediamo il nostro cane che tende le orecchie mentre noi non abbiamo sentito nulla.

Inoltre le sue orecchie mobili gli permettono di comprendere meglio la direzione di provenienza del suono. Anche qui la razza gioca un ruolo importante: la forma e l'ampiezza delle orecchie rendono un cane più o meno sensibile al suono. Molti cani da caccia sono stati selezionati con orecchie flosce proprio per limitare la distrazione proveniente da suoni lontani e per aiutarli a concentrarsi sull'olfatto e su prede più vicine.

GUSTO

In questo campo, finalmente, “vinciamo” noi. Abbiamo novemila papille gustative, mentre il cane ne ha solo millesettecento. Questo perché noi in natura mangiamo una gamma più ampia di sostanze rispetto al cane. Al cane il gusto serve poco: lo scopo del gusto è far capire se un cibo è buono oppure no, e il cane grazie al suo olfatto sviluppatissimo conosce già quest'informazione prima di introdurre il cibo in bocca. Lo prova il fatto che i cani ingoiano il cibo senza masticarlo granché, tanto che noi, spesso, nel dare un bocconcino prelibato al nostro cane e vedendolo inghiottire subito, ci ritroviamo a dire “nemmeno se l'è gustato”. E' uno dei tanti esempi di antropomorfizzazione del cane, ovvero di quel processo per il quale consideriamo intelligente un animale solo quando si avvicina il più possibile all'uomo. Considerazione personale: quando impareremo che la perfezione non è soltanto umana, ma della natura, riusciremo a fare un bel passo avanti.

In realtà, a differenza di come facciamo noi, il cane tiene più a lungo in bocca i cibi che non gli piacciono, e che magari ha accettato solo per compiacerci.

Se il cane (specialmente se cucciolo) non riesce ad annusare il cibo, rifiuta di mangiare.

Una curiosità: a molti cani piace il gusto dolce (biscotti, gelato...) semplicemente perché le sue papille gustative “confondono” il sapore degli zuccheri (difficilmente li troverebbe, in natura) con quello delle proteine. Mangiano un biscotto, ma pensano di mangiare carne.

TATTO

Possiamo dire che siamo alla pari in quanto a livello di sviluppo; tuttavia la distribuzione delle cellule sensoriali deputate al tatto è diversa: un cane non ha nelle dita la nostra stessa sensibilità, ma attraverso i peli del mento e le cellule nervose ad essi collegate, riesce a definire la forma di un oggetto. I peli, e specialmente le vibrisse, sono delle vere e proprie propaggini del suo sistema tattile. Il tatto è particolarmente importante alla nascita: i cuccioli nascono infatti sordi e ciechi.

VISTA

Un uccello riderebbe delle nostre capacità visive; ma almeno in confronto al cane, possiamo dire che in questa materia siamo più bravi noi... anche se non in tutti gli argomenti. Di certo siamo più bravi del cane per quanto riguarda la risoluzione: abbiamo cioè la vista più dettagliata della sua. Se mettiamo su un foglio due puntini vicini, lui li “fonde” in un unico punto. E di certo abbiamo una capacità di distinguere i colori nettamente superiore: noi vediamo uno spettro di colori molto ampio, e così anche il gatto (anche se li vede meno “intensamente”), mentre il cane distingue solo il giallo e il blu e una sfumatura di questi.

I cani da guida per ciechi, in realtà non distinguono il rosso e il verde dei semafori, ma imparano che quando si accende la luce superiore (rosso) devono star fermi, e quando si accende quella inferiore (verde) possono passare. Se capovolgessimo il semaforo, provocheremmo una brutta serie di incidenti!


In quanto a distanza della visione, non è vero, come spesso si sente dire, che i cani siano miopi: se una persona si muove, i cani sono in grado di vederla anche a due chilometri di distanza; ma se è ferma, difficilmente la individuano anche se è a poche centinaia di metri. Diciamo che la vista del cane è sensibile al movimento: questo accade in molte specie predatorie, ed è il motivo per il quale molte prede cercano di nascondersi dal predatore semplicemente stando ferme.

Noi vediamo molto bene gli oggetti che ci sono vicini, mentre il cane non riesce a mettere a fuoco oggetti a meno di 50 centimetri di distanza dai suoi occhi.

Una curiosità: l'occhio del cane lavora a frequenze diverse dalle nostre. Un filmato in televisione non è altro che una rapida successione di fotogrammi (alla frequenza di 60 hertz) che il nostro occhio “fonde” insieme, così noi le percepiamo non come singole immagini ma come un movimento fluido. Gli occhi di cani (e gatti) invece funzionano su frequenze diverse (70-80 hertz), quindi quando guardano la televisione vedono in realtà un susseguirsi di immagini statiche, come se guardassero delle diapositive.

Veniamo ora ai punti di forza della vista canina: il campo visivo del cane, cioè l'ampiezza del suo sguardo, è superiore al nostro (a discapito della visione binoculare): noi arriviamo a circa 180 gradi, lui fino a 270. L'ampiezza visiva è maggiore nelle razze a muso lungo, come i levrieri, che sono i campioni canini della visione panoramica: i loro occhi posti praticamente a lato della testa gli permettono di avere un campo visivo molto più ampio dei cani a muso schiacciato, che hanno invece gli occhi posti più frontalmente.

Un aspetto nel quale veniamo sonoramente battuti è la visione notturna: pur non arrivando ai livelli del gatto, il cane è in grado di vedere in condizioni di luminosità scarsissima grazie alla maggior presenza di bastoncelli rispetto ai coni (i primi sono deputati alla visione in bianco e nero, i secondi a quella a colori) e anche grazie ad una struttura presente sulla retina detta “tappeto lucido”, una sorta di specchietto intraoculare che serve ad utilizzare meglio la poca luce disponibile. E' proprio per la presenza del tappeto lucido che i cani e i gatti, se fotografati col flash, ricordano i fari di un'automobile.






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