MALATTIA DA GRAFFIO DI GATTO
(BARTONELLOSI)
Il
gatto graffia. Lo sanno tutti, ma i proprietari di gatti lo sanno
meglio. Per gioco, per difesa, per paura, senza volerlo... prima o
poi capita di beccarsi un graffio più o meno grave.
Cosa
può comportare il graffio di gatto?
Può
essere una ferita superficiale che guarisce da sola in pochi giorni;
altre volte si infetta localmente e occorre assumere antibiotici;
raramente la ferita è così grave da dover applicare dei punti di
sutura.
Infine,
esiste la possibilità della cosiddetta “malattia da graffio di
gatto”.
COSA SUCCEDE NELL'UOMO
La bartonellosi è
una malattia provocata dall'ingresso nella cute di Bartonella
henselae, un batterio trasmesso dal gatto con morsi, graffi o
perfino leccate.
Bartonella henselae
La malattia colpisce più frequentemente i bambini,
forse per una loro maggior propensione a giocare coi gatti. Dopo 3-10
giorni dal graffio, nel punto di inoculo compare una piccola lesione
molto simile al morso di un insetto, lesione che può persistere per
molti giorni e poi guarisce spontaneamente (lesione primaria, vedi figura).
Entro due settimane dal
graffio compare il sintomo cardine, cioè l'ingrossamento di un
linfonodo regionale (di solito al collo, alle ascelle o all'inguine)
che diventa facilmente visibile e anche dolente. Oltre a questo
segno, la malattia può essere accompagnata da sintomi generali
aspecifici: lieve febbre, un generale stato di malessere, dolori alle
articolazioni, mal di gola e mal di testa. Sono sintomi lievi, simili
a quelli della mononucleosi infettiva. Esistono decorsi più gravi
(encefalopatie, neuroretiniti, atrite, mielite, endocarditi) ma sono
rari.
La
malattia nell'uomo guarisce spontaneamente in qualche mese; la
terapia è sintomatica, l'uso di antibiotici è frequente (ma
controverso). La malattia non è contagiosa da persona a persona.
LA
MALATTIA NEL GATTO
Più
che di malattia si dovrebbe parlare di stato infettivo, perché il
gatto in realtà non sviluppa sintomi, se non in pochissimi casi
(linfoadenite, gengiviti).
L'infezione
viene diffusa fra i gatti attraverso le punture delle pulci.
Quando
una pulce infetta punge un gatto, gli trasmette il batterio, il quale
entra nel sangue del gatto e lì può restare per mesi, senza dare
sintomi. Il gatto in questo modo può contagiare l'uomo attraverso il
graffio (il gatto grattandosi raccoglie sotto gli artigli feci di
pulci infette che contengono il batterio) o il morso e le leccate
(per sanguinamenti della cavità orale o perché ha raccolto feci di
pulci infette toelettandosi il mantello).
Naturalmente
i gatti non sottoposti a trattamenti antiparassitari sono i più
frequentemente coinvolti nella trasmissione all'uomo.
HO
UN GATTO. SONO A RISCHIO?
In
linea teorica tutti coloro che vengono a contatto con gatti infetti
sono esposti a un possibile contagio. La possibilità relativa di
contrarre l'infezione in realtà non è così alta: pensate a quanti
di noi, tutti i giorni, proprietari e veterinari, veniamo a contatto
con i gatti. Quanti dei vostri amici hanno avuto problemi del genere?
Se
da un lato è bene non creare allarmismo, dall'altro lato è anche
opportuno ragionare con la testa e attuare semplici misure
preventive. La migliore strategia di prevenzione riguarda l'utilizzo
di prodotti antipulci sul vostro gatto, per tutto l'anno (anche in
inverno!) ed evitare contatti troppo stretti con gatti randagi o
gatti che comunque potrebbero essere infestati da pulci.
Bisogna
insegnare ai bambini (e non solo...) che è sempre buona norma
lavarsi le mani dopo aver toccato un gatto, specialmente se ci ha
leccato le mani, e specialmente se randagio. Nel caso di morsi o
graffi, bisogna lavare abbondantemente la ferita con acqua e sapone.
La
malattia, sebbene nella maggior parte dei casi sia lieve, può
decorrere in forma più grave nelle persone immunodepresse. In questa
situazione può essere utile verificare se il gatto sia o meno
portatore della Bartonella. In questo ambito la sierologia non è
sempre attendibile; all'Orsa Maggiore il test che preferiamo è la
PCR real-time. Nel caso in cui il gatto fosse positivo al test, deve
essere trattato con antibiotici (macrolidi,
amoxicillina, doxiciclina).
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