“Dottore, il mio cane ha la
congiuntivite! Che posso dargli?”
Ogni veterinario riceve questa
telefonata almeno un paio di volte a settimana. E la risposta, se si
vuole darne una seria, è sempre la stessa: il cane va portato in
visita. Come mai i veterinari insistono su questo aspetto? Vogliono
soltanto fare una visita in più, o c'è dell'altro? Vediamo di
capirlo insieme.
La
congiuntivite è un'infiammazione
della congiuntiva, una membrana mucosa presente sulla parte anteriore
dell'occhio e all'interno delle palpebre. E' molto frequente in
medicina veterinaria.
Iniziamo subito col dire che quasi mai la causa è il
“colpo
d'aria” che si sente sempre tirare in ballo. Il veterinario non
dovrebbe essere soddisfatto se si limita a riconoscere una
congiuntivite: le due domande che si deve porre sono: che tipo di
congiuntivite è (irritativa, traumatica, batterica, virale,
fungina, parassitaria, allergica...)? C'è solo congiuntivite o
c'è anche altro?
Infatti la congiuntivite è molto
frequente in corso di patologie che riguardano altre parti
dell'occhio (palpebra, ghiandole lacrimali, corpi estranei...).
Vedere l'occhio arrossato, con un po' di lacrimazione anomala, e
cercare di trattare soltanto quello, è un approccio molto superficiale:
bisogna sempre curarsi di scoprire se non ci sia qualcosa di più
serio dietro. Non è banale ricordare che nel cane (a differenza che
nel gatto) la congiuntivite batterica è quasi sempre secondaria ad
altre malattie, quindi la semplice instillazione di colliri
antibiotici può non essere sufficiente per risolvere il problema;
inoltre i proprietari di solito usano dosaggi di colliri che possono
andar bene nell'uomo, ma non nel cane, creando così spiacevoli
fenomeni di antibiotico-resistenza.
Molti proprietari ricorrono ai “rimedi
della nonna”: il leggendario impacco con la camomilla è di solito
il primo approccio a qualsiasi problema oculistico del cane.
Sorvolando sui potenziali effetti collaterali (la camomilla potrebbe
innescare reazioni allergiche anche serie, e gli impacchi caldi
possono essere controindicati in alcune patologie), la principale
controindicazione di questi rimedi è che il proprietario,
nell'attesa di vedere miglioramenti, ritarda nel portare il cane dal
veterinario. Questo ritardo è un problema marginale nel caso di una
banale congiuntivite, ma in certi casi può diventare pericoloso: ci
sono infatti altre patologie oculistiche più serie che il
proprietario può scambiare per una congiuntivite ma che richiedono
un approccio rapido e preciso prima che si inneschino spiacevoli
conseguenze.
Ho deciso di scrivere questo breve
articolo proprio dopo una telefonata della settimana scorsa. Il
proprietario mi ha chiamato dicendomi che da alcuni giorni stava
trattando la congiuntivite del suo cane con un collirio
consigliatogli dal farmacista. E' bene ricordare che i farmacisti non
sono la figura professionale adatta a formulare diagnosi e impostare
terapie (i farmacisti seri questo lo sanno bene). E ovviamente non lo
sono nemmeno l'amico che ha il cane da tanti anni o il titolare del
negozio di mangimi per cani (è successo, è successo).
Come può finire una storia nella quale
è il proprietario ad emettere una diagnosi ed è un farmacista poco
professionale ad impostare una terapia? Male, ovviamente. I colliri
non sono tutti uguali, e non c'è “il” collirio che va bene per
tutto. Darne uno a caso è come decidere di sostituire un pezzo a
caso dell'automobile solo perché si sente un rumore strano
proveniente dal motore.
Il cane aveva sì una congiuntivite, ma
cosa ben più grave aveva anche una lesione corneale. Il collirio a
base cortisonica che è stato impropriamente somministrato al cane ha
avuto lo spiacevole effetto di peggiorare il quadro clinico, e una
lesione che con una diagnosi corretta (e tutto sommato banale) si
sarebbe potuta risolvere utilizzando un paio di colliri giusti si è
allargata, infettata, e trasformata in una corsa sul tavolo
operatorio per una chirurgia corneale.
Proprio per evitare ai cani disagi di
questo tipo (e ai proprietari disagi anche economici!), ogni cane con
congiuntivite dovrebbe essere sottoposto ad una visita dal
veterinario, il quale per emettere una diagnosi dovrà utilizzare
un'apposita strumentazione ed effettuare almeno dei test di base
(test della lacrimazione di Schirmer, colorazione con
fluoresceina...). Si tratta di test rapidi, efficaci e assolutamente
indolori, ma che possono fare la differenza fra una terapia a base di
colliri e la corsa su un tavolo operatorio.
(NOTA BENE:
l'occhio arrossato nell'immagine sopra è una congiuntivite in
corso di glaucoma, malattia che costituisce un'emergenza oculistica)
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